giovedì 20 ottobre 2016

Step06, i colori nella scienza

La ceroplastica:

Corpi sezionati, organi in primo piano, l’uomo mostrato nella bellezza di tutti i particolari anatomici, tra il raccapriccio per la morte e la meraviglia per rappresentazioni oltre la realtà, fiori e frutta resi immortali, questa è la ceroplastica, l’arte di modellare la cera, che si unì alla Scienza nei secoli passati.
Erede di una lunga tradizione che si perde nella storia delle nostre origini, la ceroplastica vanta una lunghissima trazione nella cultura mediterranea. E’ un’arte che dai tempi nuragici, attraverso gli Egizi, i Romani, gli Etruschi, e i più famosi scultori del Rinascimento, arrivò nel ‘700 a livelli stupefacenti di riproduzione del vero. La Scienza trovò in essa un modo per studiare e mostrare il corpo umano e la natura, fino all’avvento della fotografia.
Fra le più antiche testimonianze dell’uso artistico della cera, i bronzetti nuragici occupano un posto d’eccezione: oltre 4000 anni di storia della tecnica a “cera persa”. La cera, materia prima per costruire ali e volare con la fantasia, fu mito nella storia greca di Dedalo e Icaro. Fu materiale prezioso per proteggere il legno delle navi, le armi dall’ossidazione, in tintoria, in agricoltura, nella scrittura per gli Egizi e i Romani.
Etruschi e Romani riproducevano in cera le figure degli antenati, usanza tramandata e ripresa a partire dal XIII sec. d.c. a Firenze nella produzione di oggetti votivi. Cellini, Michelangelo, ma anche Sansovino, Giambologna e tanti altri celebri scultori, realizzavano bozzetti di cera come studi preliminari delle loro più famose opere e figure umane a scopo celebrativo.
Perché l’uso della cera si tramandava nei secoli? All’ottima malleabilità si aggiungeva la buona resistenza agli agenti atmosferici, la facilità nell’essere colorata e la possibilità esclusiva di inserirvi particolari veri, come unghie, denti e capelli, ma anche spine e rami.

Verso la fine del ’600 i metodi empirici della Scienza iniziarono a far riferimento all’osservazione e alla sperimentazione. Si faceva sempre più strada l’esigenza di una conoscenza approfondita dei meccanismi fisici e del funzionamento del corpo umano. Ma l’accesso allo studio dei cadaveri era ostacolato dalla classe religiosa: da qui la necessità di conservare i corpi per le lezioni di anatomia. Ma anche conservare fiori e frutti provenienti da paesi lontani, dai primi viaggi di esplorazione, divenne una sfida sospesa tra arte e rigore scientifico delle rappresentazioni.
Le prime sperimentazioni di iniezioni vascolari di cera in corpi dissecati si dimostrarono un vero fallimento perché inutili nel fermare la decomposizione. Da qui l’idea di realizzare modelli in cera, fedeli riproduzioni delle dissezioni anatomiche e perfette copie di fiori esotici.
La medicina e l’arte trovarono contemporanea soddisfazione nella ceroplastica. I preparati in cera divennero ben presto l’alternativa al cadavere dissezionato, privi dell’odore della morte sempre collegata alle pestilenze. E dalla peste, rappresentata in tutta la sua crudezza da Giulio Gaetano Zumbo, nei celebri Teatrini, iniziò il lungo successo della ceroplastica scientifica.
L’Officina de La Specola a Firenze divenne la più celebre e i lavori di artisti come Clemente Susini, Francesco Calenzuoli, Luigi Calamai ed Egisto Tortori, guidati dai più famosi medici dell’epoca, vennero richiesti da molti sovrani per dare inizio a collezioni e musei. La ceroplastica divenne un fenomeno di portata europea che vide l’Italia protagonista nella ricerca della perfetta rappresentazione scientifica e dove lo scienziato e l’artista lavorarono all’unisono.
Parallelamente alla ceroplastica anatomica, la tecnica di modellazione della cera si estese a tutti i campi della Scienze Naturali, in special modo alla Botanica, ma anche ai funghi, all’anatomia comparata, agli insetti dannosi in agricoltura. Il primo studio sui meccanismi di impollinazione delle angiosperme, le piante con i fiori, fu spiegato con un grande modello in cera, più volte duplicato.
I misteri della perfezione, i coloranti, le miscele preziose di cere animali e vegetali, la preparazione dei calchi e dei cadaveri sono stati i segreti di bottega che ceroplasti e scienziati si tramandavano oralmente. In particolare, è interessante sapere come questa incredibile resa perfetta della realtà, abbia a che vedere con un processo di mescolazione, insieme alla cera, di pigmenti, terre, tra le quali la terra d'ombra naturale e bruciata
La lavorazione della cera, giunta a livelli di incredibile descrizione del vero, era però condannata all’oblio. Nuove tecnologie di raffigurazione, prima fra tutte la fotografia, si affacciavano nella storia delle arti figurative e della scienza.

Per maggiori approfondimenti:



Cera della pestilenza, conservata al museo della Specola di Firenze

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