Come diceva
Albert Einstein, il mondo che abbiamo creato è il prodotto del
nostro pensiero e non può cambiare se prima non modifichiamo il
nostro modo di pensare.
In
questo nuovo pensiero un posto importante l’avrà quello che l’antropologo Claude Levi-Strauss chiama pensiero selvaggio.
L'autore
analizza la logica mediante la quale l'uomo si approccia al mondo per
imparare a conoscerlo. Secondo questa logica, la nostra mente tende
automaticamente ad associare ad ogni parola un oggetto, un colore e
una forma.
Quindi,
focalizzandoci ora sul colore terra
d'ombra bruciata, qual è
la sua dimensione primitiva? Quale rapporto esiste tra tale colore e
la materialità dell'oggetto?
Bisogna ammettere che si tratta di un colore di per sè primitivo, selvaggio: un pigmento minerale inorganico e naturale che deriva dalla macinazione della materia prima, la terra.
Tuttavia, seguendo la logica, pensando alla terra d'ombra bruciata, il primo collegamento che la nostra mente tende a fare è pensare ad un paesaggio trascurato, cupo, abbandonato, senza più alcuna presenza di vita; un paesaggio distrutto dall'uomo, dai fenomeni naturali.
"E
fue necessaria cosa che l'uomo
soprastesse al coltivamento della terra,
imperò che la terra è madre di tutte le cose"
( Jacopo da Cessole, Libro de' costumi, XIV sec )
soprastesse al coltivamento della terra,
imperò che la terra è madre di tutte le cose"
( Jacopo da Cessole, Libro de' costumi, XIV sec )
Il
marrone è il colore della terra, che si connette indissolubilmente
alle polivalenti e ricche manifestazioni della Madre
terra.
Se
nelle sue tonalità calde, il marrone si connette alla terra
intesa come il grembo portatore di vita, caldo,
accogliente e confortevole, il rapporto con la
madre-buona, nutrice, è comunque sempre carico di
eros: nella cultura giapponese, ad esempio, il marrone è anche il
colore
della seduzione.
Alla terra, con
la sua superficie solida e tangibile, corrisponde anche una realtà
più concreta: il corpo
fisico materiale.
Il marrone rappresenta infatti anche il colore di un prodotto del corpo elaborato e
digerito, il colore delle feci, che “da
una parte è disprezzato e gettato via in quanto sporco e ripugnante,
mentre dall’altra è considerato di pregio come l’oro, poiché è
il miglior concime per favorire la crescita”
(J. Jacobi).
Nelle sue tonalità più fredde, il marrone si
connette alla terra-matrigna, alla nuda terra sterile, arida, avara e
disseccata, alla terra che non nutre, ma che produce fame e
sofferenza. Per tali ragioni, nell’Antica Roma, la toga utilizzata
dalla classi più povere e dalle persone accusate in tribunale era la
marrone toga sordida.
Tuttavia, seguendo la logica, pensando alla terra d'ombra bruciata, il primo collegamento che la nostra mente tende a fare è pensare ad un paesaggio trascurato, cupo, abbandonato, senza più alcuna presenza di vita; un paesaggio distrutto dall'uomo, dai fenomeni naturali.
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